venerdì, dicembre 29, 2006

Dubbi sul sistema previdenziale attuale


Alla tv si sente spesso parlare del fatto che le giovani generazioni avranno in vecchiaia una pensione corrispondente ai contributi versati... ma cio' che non si sente dire è che le pensioni per tutti saranno da fame . Si parla di fondi di previdenza integrativa come se fosse manna dal cielo,l'unica soluzione possibile e risolubile della previdenza sociale per le giovani generazioni .

Io ho l'impressione che tale soluzione proposta da ampie parti della società sia del tutto insufficiente e denoti una visione miope per il futuro dell'Italia.
In primo luogo, nel proporre la soluzione sopra esposta, non si tiene conto del fatto che il rendimento medio del denaro si è abbassato di molto negli ultimi decenni e probabilmente nel futuro tenderà ad abbassarsi ancora. Inoltre i contributi che un cittadino medio verserà in un anno al Inps diminuiranno sempre più sia per l'emergere di forme contrattuali sempre più precarie sia perche' le tendenze macroeconomiche impongono che in futuro ogni cittadino possa incorrere sempre più spesso in periodi di disoccupazione e che aumentino il numero dei disoccupati totali. Inoltre i salari saranno sempre più bassi e aderenti al mero fabbisogno personale. E' probabile che la economia europea e ancora di più quella italiana (per motivi strutturali) subirà nel corso degli anni futuri una flessione sempre più significativa per l'emergere, in modo sempre più vigoroso, dell'economia asiatica la quale assorbirà la maggior parte dei bisogni mondiali.
Io non sono esperto di matematica finanziaria, ma ho provato lo stesso a fare due conti per capire quanto renda versare mensilmente una cifra x per un numero di n anni con un tasso di interesse annuo p e inflazione (presupposto costante nelgi n anni) f.
Ho ricavato questa formula per calcolare la pensione mensile che avro' dopo n anni:

m=x*( (p+1)^(n+1) -1)/(p*n)

Tale valore pero' avra' un valore reale minore a causa dell'inflazione , per cui

r= m/ ((f+1)^n)

Se pongo p= 4% ,f=3% , n=35 si arriva a percepire una pensione r (valore reale) inferiore a x.
Se invece considero il fatto che la rata mensile x versata sul fondo pensionistico ogni anno aumenti in base all'inflazione f, si arriva a calcolare una differente formula:

w = x*((f+1)^n)*(((p+1)/(f+1))^(n+1)-1)/((p-f)*n/(f+1))

ove w è la pensione mensile percepita dopo n anni considerando il suo valore equivalente dopo n anni di inflazione.
Se pongo p= 4% ,f=3% , n=35 si arriva a percepire una pensione w(valore reale) di poco superiore ad x: per valori di x intorno ai 100 euro si arriva attorno ai 130 euro.
Ho dato una occhiata pure ai coefficienti equivalenti che danno le Poste Italiane e altri enti bancari sono simili a quelli calcolati, anzi a dire il vero leggermente inferiori perchè vi sono presenti pure dei costi di mantenimento e gestione del fondo.
In ogni caso si arriva a mio parere ad un unica conclusione .... la pensione integrativa è di misera entità e non potrà in alcun modo soddisfare i fabbisogni primari di un cittadino medio, nè tanto meno integrare in modo soddisfacente una già miserissima pensione statale.
Tali osservazioni mi portano ad essere ancora più convinto di una mia vecchia convinzione : bisogna ripensare al siginificato di pensione di anzianità. La pensione dello stato serve per garantire un livello di sussistenza minimo di quelle persone che ,dimostratasi incapaci di lavorare perchè vecchi (o disabili o malati di mente), non giungano a percepire autonamente uno guadagno lordo superiore al livello minimo di sussistenza ne' possiedano beni immobili che possano vendere ne rendite finanziarie tali da poter vivere autonomamente. Dal momento che ognuno di noi può trovarsi sfortunatamente in quella situazione è giusto che la collettività si faccia carico di questo onere sociale per ridistribuire una parte delle proprie ricchezze a chi ne ha bisogno.
E' giusto quindi che debba percepire una pensione statale solo chi ne ha bisogno e non tutti indistintamente come è ora. Non ha senso dare una pensione a ricchi industriali che possono vivere di rendita. Ne' ha senso dare una pensione ad uno che ha investito tutti i suoi ingenti capitali in beni immobili ma non risulta avere nessuna liquidità.
Solo in questo modo, a mio avviso, si potrà garantire una vecchiaia decorosa a tutti noi giovani: l'unico fattore moltiplicatore delle pensioni non può che derivare dalla giustizia sociale. E' unutile illudersi che innalzando l'età pensionistica , i contributi e introducendo pensioni integrative si risolva il problema delle pensioni per le giovani generazioni perchè tutte queste soluzioni soffrono di un medesimo problema : il basso rendimento del denaro accumulato nei fondi non è sufficiente a garantire una vita dignitosa ad un essere umano che non è più capace di ottenerlo autonomamente.

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